Per portare avanti un’azione di recupero crediti lo Stato richiede il pagamento di numerose tasse e imposte.
Nel settore del recupero crediti la tassazione è particolarmente controproducente.
E’ particolarmente iniquo che lo stato ostacoli i soggetti che tentano di recuperare i propri crediti con innumerevoli tasse e balzelli.
Qualunque strategia di gestione del credito e di gestione dei crediti aziendali trova un limite nella necessità di dover pagare un numero tanto elevato di tasse e balzelli.
A causa delle numerose tasse che gravano sull’azione di recupero crediti, le imprese molto spesso rinunciano all’azione di recupero.
Recupero crediti: l’elenco delle tasse
Nel settore del recupero crediti la tassazione è particolarmente eterogenea e variegata, vediamo nello specifico quali sono le tasse che gravano sull’azione di recupero.
Le prime tasse da pagare quando si deposita un decreto ingiuntivo sono il contributo unificato e la marca di iscrizione a ruolo del decreto ingiuntivo.
Mentre la marca da bollo è calcolata in misura fissa, il contributo unificato varia a seconda dell’ammontare del credito.
Dopo l’ottenimento del decreto ingiuntivo il creditore deve pagare l’imposta di registro per l’apposizione della formula esecutiva.
L’imposta di registro ammonta a al 3% dell’importo del decreto ingiuntivo oppure se si tratta di un rapporto soggetto ad IVA ammonta a 200,00 €
Dopo l’imposta di registro e le tasse del giudizio il creditore dovrà pagare il compenso dell’ufficiale giudiziario per procedere al pignoramento.
Ottenuto il pignoramento il creditore sarà costretto ad iscrivere a ruolo la procedura di pignoramento pagando nuovamente il contributo unificato e un’altra marca di iscrizione a ruolo.
Al termine della procedura di pignoramento sarà costretto a pagare un nuova ed ulteriore imposta di registro liquidata sull’ordinanza di assegnazione.
Some si vede è assolutamente necessaria una riforma che riduca il numero di tasse e balzelli gravanti sul recupero crediti.