Chi ha un credito insoluto conosce bene la frustrazione che nasce dal dover inseguire un pagamento che sembra non arrivare mai. All’inizio si aspetta con fiducia, si invia qualche promemoria, si telefona, magari si concede qualche settimana in più. Poi i giorni diventano mesi, talvolta anni, e il credito resta fermo. Nel frattempo il debitore tace, rimanda, o addirittura sparisce.
È a questo punto che molti creditori si fanno la domanda cruciale: come posso farmi prendere sul serio e concretizzare questo pagamento?
La risposta, quasi sempre, è una sola: serve un’intimazione di pagamento, un atto formale che cambia completamente il tono della situazione. Non è aggressività, non è “fare guerra”, è semplicemente dare una cornice giuridica chiara al proprio diritto.
In altre parole: si passa dalle parole ai fatti.
Che cos’è davvero un’intimazione di pagamento
L’intimazione di pagamento è una comunicazione che mette il debitore di fronte a una scelta precisa. O paga entro un termine definito, oppure il creditore procederà legalmente. Non è una richiesta informale, non è un sollecito cortese, è l’ultimo invito prima di avviare la fase esecutiva.
Può presentarsi come diffida stragiudiziale, quindi tramite PEC o raccomandata, oppure come atto di precetto, quando il creditore è già in possesso di un titolo esecutivo e sta per iniziare la procedura di pignoramento. In entrambi i casi, l’effetto principale è uno: il debitore capisce che non ci si limita più a chiedere, ma si sta per agire.
Ed è proprio questo il passaggio mentale che spesso sblocca il pagamento.
Perché funziona
Il debitore può ignorare un sollecito. Può rimandare una telefonata. Può promettere di saldare “la prossima settimana”. Ma quando riceve un atto formale con un termine preciso e la chiara conseguenza del mancato pagamento, la prospettiva cambia. Non tutti vogliono affrontare un procedimento giudiziario, subire un pignoramento o vedere il proprio conto bloccato. Ecco perché l’intimazione è spesso sufficiente a ottenere ciò che mesi di richieste informali non hanno prodotto.
Quando è il momento giusto per inviarla
Esistono segnali che non andrebbero mai ignorati. Risposte vaghe, silenzi lunghi, promesse ripetute ma mai rispettate, cambi di telefono o email, difficoltà a reperire la persona. Quando si percepisce che il debitore si sta allontanando o riorganizzando per sottrarsi, è tempo di agire.
La verità è semplice: aspettare raramente aiuta il creditore. Spesso significa perdere forza contrattuale e, nei casi peggiori, rischiare la prescrizione o trovarsi di fronte a patrimoni ormai svuotati.
Cosa deve contenere un’intimazione efficace
Una intimazione di pagamento non deve essere aggressiva, ma deve essere seria e precisa. Gli elementi essenziali sono:
- riferimenti chiari al credito e alla documentazione che lo prova
- importo aggiornato con interessi e spese
- termine entro cui pagare
- indicazione delle modalità di pagamento
- avviso esplicito che, scaduto il termine, si procederà senza ulteriori avvisi
Una comunicazione confusa o troppo morbida rischia di essere letta come una richiesta “facoltativa”. La formalità, invece, trasmette serietà.
Che cosa succede dopo l’intimazione
Se il pagamento non arriva, si passa alla fase successiva. Prima ci si assicura di avere un titolo esecutivo. Se non esiste ancora, si richiede un decreto ingiuntivo. Quando il titolo c’è, si procede al precetto e poi alla ricerca dei beni del debitore tramite accesso alle banche dati, così da valutare quali siano le forme di pignoramento più utili: stipendio, conto corrente, beni mobili o immobili.
Spiegato in modo semplice, l’iter è questo:
- eventualmente ottenere un titolo (ad esempio un decreto ingiuntivo)
- intimazione di pagamento tramite precetto
- ricerca dei beni del debitore
- pignoramento e incasso
È un percorso serio, strutturato, che richiede ordine e tempistica.
Quando conviene trattare
L’obiettivo di un creditore non è punire nessuno. L’obiettivo è incassare. Ed esistono casi in cui, una volta inviata l’intimazione e ottenuto un chiaro effetto di pressione legittima, può essere opportuno valutare accordi. Parliamo di piani di rientro garantiti, cambiali, fideiussioni, saldo e stralcio ragionato. La differenza, però, sta nella posizione. Si negozia con forza dopo avere dimostrato di essere pronti ad agire, non prima.
Un errore comune e molto costoso
Molti creditori sanno che dovrebbero muoversi, ma rimandano. E questo è l’errore più caro. Ogni mese che passa può significare meno chance di recupero, minori garanzie, più difficoltà. Nel recupero crediti, il tempo non è neutrale. Agire presto fa la differenza.
In conclusione
L’intimazione di pagamento non è un atto di sfida, ma un passo naturale e necessario per chi vuole tutelare il proprio diritto con serietà e rispetto. È uno strumento che mette ordine, che chiarisce le posizioni, che apre la strada al recupero vero e proprio.
Se hai un credito che non viene saldato e vuoi capire come muoverti correttamente, puoi inviarmi la documentazione essenziale. Valuterò il caso e ti indicherò con trasparenza tempi, probabilità di recupero e il percorso più efficiente. L’obiettivo è sempre lo stesso: trasformare un credito fermo in un incasso concreto, nel minor tempo possibile.
Avv. Luca Pompei
CEO Rescos S.p.A.
Specializzato in recupero crediti e procedure esecutive
L’Avvocato Luca Pompei è il CEO di Rescos SPA, uno studio di avvocati specializzato nel recupero crediti. La filosofia di Rescos è quella di offrire un servizio di recupero crediti completamente gratuito per il creditore, senza alcun costo aggiuntivo. Non ci sono spese di apertura pratica, nessuna percentuale sul credito recuperato e nessun anticipo richiesto.
Laureato con lode presso l’Università di Roma La Sapienza, si è immediatamente orientato verso la professione forense dopo il percorso universitario. Abilitato all’esercizio della professione forense all’età di 26 anni, l’Avv. Luca Pompei offre consulenza legale in vari ambiti del diritto civile e commerciale.
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